La relazione del Presidente Pro tempore Fabio Diana:
La giornata di oggi segna per alcuni di
noi il raggiungimento di un traguardo, certamente intermedio, ma
sicuramente importante, come se fosse una vittoria di tappa in un
grande Giro Ciclistico.
Un percorso iniziato quattro anni fa da
alcune tra le superstiti Associazioni Regionali delle ASP e delle
IPAB.
Un percorso che ci ha portato a
condividere temi, a scambiare idee ad approfondire ragionamenti e a
sviluppare rapporti di reciprocità importanti.
La basi su cui si è fondato questo
percorso sono la valorizzazione del lavoro delle Aziende ed
Istituzioni Pubbliche, l’importanza delle politiche per le persone
anziane e la necessità di riaffermare l’anzianità come valore e
non come “problema”.
In questi quattro anni si sono
abbattute su di noi leggi, normative, sentenze ed atti che non hanno
fatto altro che renderci la vita difficile.
Si è fatta strada tra di noi la
certezza che o riuscivamo ad uscire dai nostri rispettivi ambiti
Regionali, oppure difficilmente avremmo potuto interloquire con i
decisori pubblici nazionali.
Abbiamo capito che questa nostra
riflessione era condivisa da tutti quelli con cui via, via ci siamo
confrontati nelle varie occasioni di incontro che sono capitate o che
abbiamo organizzato.
Questo ci ha indotto a rompere gli
indugi e dare avvio alla fase costituente dell’associazione
nazionale.
Nel pensare all’associazione abbiamo
cercato di non ripercorrere strade del passato che riteniamo non
essere utili alle aziende ed istituzioni che rappresentiamo.
Non un luogo quindi dove si misurano
equilibri di potere tra territori o tra posizioni politiche, ma
occasione di approfondimento, elaborazione e proposta.
Non un luogo dove si scontrano diversi
modelli di intendere il welfare o i servizi alla persona, ma
strumento di sintesi intorno a problematiche comuni, che ci sono e la
cui soluzione è importante per avere delle aziende e delle
Istituzioni sempre più in grado di fornire risposte al territorio in
cui operano ed ai cittadini di quel territorio.
Un’Associazione consapevole dei
diversi modelli di welfare regionale e delle diverse legislazioni in
materia di regolazione dei servizi e di utilizzo dei vari soggetti
gestori.
Proprio per stare su questo livello
abbiamo pensato e definito uno Statuto che sia rispettoso non solo
delle differenze tra noi, ma anche di quelle che si possono
rintracciare nelle problematiche che territorialmente si declinano
rispetto alle varie tematiche.
Uno Statuto che assegna
all’Associazione il compito di rappresentare le Aziende e le
Istituzioni per tematiche comuni e quindi nazionali che la Conferenza
Nazionale ha il compito di selezionare per assegnarle come mandato al
Coordinamento Nazionale.
E’ quindi la Conferenza Nazionale la
sede del confronto tra tutti i singoli associati ed il luogo dove si
portano a sintesi gli obiettivi che l’Associazione si da e che poi
gli organismi esecutivi devono cercare di concretizzare.
La Conferenza Nazionale assume così il
ruolo di luogo di pensiero e proposta più largo e partecipato
possibile anche attraverso i mezzi di comunicazione che internet ci
mette a disposizione, esattamente come in questo momento in cui in
diretta, chi vuol collegarsi al blog che potete vedere, può non solo
leggere una sintesi di ciò che ognuno dirà, ma può intervenire con
dei commenti e con dei contributi.
L’organismo esecutivo di cui ci siamo
dotati è il Coordinamento Nazionale composto da un rappresentante
per ciascuna Regione e Provincia Autonoma.
Anche qui non ci siamo incartati su
pesi e misure per definire se un territorio doveva avere la stessa
rappresentanza numerica rispetto ad un altro, ma ci siamo concentrati
sul concetto che ogni esperienza regionale può contribuire in ugual
modo al dibattito ed alla concretizzazione di obiettivi comuni.
Questa modalità scaturisce da una
scelta di fondo che l’associazione fa e che, pur nel rispetto delle
scelte singole e delle differenze, ci porta ad agevolare il
coagularsi delle Aziende e delle Istituzioni in associazioni
regionali di rappresentanza motivandole ad aderire a quelle esistenti
e a formarne altre nelle regioni dove non ci sono ancora.
Ci sono ragioni precise e meditate per
questa impostazione, non la intendiamo come congelamento
conservativo, ma come completamento necessario di una filiera che
altrimenti resta monca e poco efficacie.
Lo schema preciso è quello di:
- Favorire la partecipazione e lo scambio di idee ed accogliere il contributo di tutti i singoli associati, e dare a questo momento associativo che è la Conferenza Nazionale il potere decisionale intorno agli obiettivi.
- Concretizzare gli obiettivi attraverso il Coordinamento Nazionale in cui si ritrovano i rappresentanti delle regioni.
- Favorire la rappresentanza delle istanze attraverso l’Esecutivo, organismo snello e solo ed esclusivamente, appunto, esecutivo.
- Rafforzare l’azione della associazione, alimentare la discussione tra tutti ed estendere i principi e le proposte ai territori la dove se ne definisca la necessità rispetto al dibattito che in quel territorio si svilupperà o meno, attraverso le associazione regionali nell’ottica di allargare quanto più possibile la partecipazione e i flussi informativi.
Compito primario quindi
dell’associazione ANCORA è quello di rafforzare le associazioni
regionali operanti e di motivare la costituzione di nuove nelle
regioni dove non ci sono.
Chiedo quindi a tutti voi di attivarsi
gli uni per contattare i propri colleghi nella propria regione, gli
altri per mettersi a disposizione per sostenere concretamente il
lavoro di organizzazione.
Fino ad ora, salvo rari casi, in questi
ultimi anni ognuno di noi, sia esso singolo soggetto o associazione
Regionale ha definito il proprio orizzonte all’interno del sistema
di welfare regionale.
Abbiamo potuto vivere questa
parcellizzazione del nostro settore perché le politiche di riforma a
partire dalla legge 328 e continuate nelle varie normative regionali
hanno consentito una espansione dei servizi alla persona molto
consistente.
La messa a disposizione di risorse
molto importanti sia sulla voce investimenti, sia sulla voce
gestioni, sia sui progetti speciali e/o sperimentali hanno permesso a
tutti gli attori del sistema di erogazione dei servizi alla persona
di crescere e consolidarsi senza per questo produrre fenomeni diffusi
di concorrenza.
Nel momento in cui le risorse hanno
cominciato ad essere meno consistenti siamo stati generalmente capaci
di produrre riduzione e razionalizzazione dei costi.
Credo che però da qualche anno siamo
più o meno tutti arrivati ad un punto in cui non siamo più in grado
di produrre ulteriori contrazione dei costi e abbiamo cominciato a
subire una forte contrazione dei ricavi dovuta al fatto che il
sistema pubblico dei servizi non solo non ha più a disposizione
risorse consolidate, ma sta facendo i conti con la necessità di
ritirarsi da terreni che pensavamo essere invece ormai
definitivamente presidiati.
Tutti noi stiamo facendo i conti con
posti vuoti e difficoltà crescenti nelle riscossioni delle rette sia
per la parte pubblica che a causa dei crescenti insoluti.
E’ necessario quindi affrontare con
decisione una nuova frontiera per permetterci di recuperare
competitività ed economicità.
E questo non è solo un problema di
stare o meno in piedi economicamente, ma credo che ci sia un problema
vero di sostenibilità economica dei servizi che eroghiamo non solo
noi, ma il sistema nel suo complesso.
I vari sistemi regionali ci chiedono di
erogare servizi che costano tra parte sanitaria ed alberghiera più o
meno tremila euro al mese al cittadino utente ed alla sua famiglia,
cioè 36.000 all’anno.
E’ socialmente utile e sostenibile a
lungo pensare che questo tipo di risposta è l’unica che oggi da
una qualche soluzione al problema della non autosufficienza?
La frontiera che dobbiamo percorrere è
quella della richiesta forte al Governo di metterci in grado di
recuperare compatibilità economica andando ad incidere nelle uniche
partite che ancora non abbiamo potuto affrontare, quelle dei paletti
che le normative ci mettono.
E vorrei sottolineare che si parla di
normative a cui originariamente il legislatore non si sognava di
chiederci di sottostare.
La grande nebulosità che
contraddistingue le leggi a cui via, via ci chiedono di sottostare ci
mettono nella condizioni di pagare un IRAP che è più del doppio di
quella che pagano gli altri soggetti del privato e del privato no
profit, salvo rare eccezioni in cui ci è stata concessa la stessa
esenzione delle onlus, di non poter agire sul fronte del recupero
dell’IVA perché per noi è un costo, di non poter avere risorse
aggiuntive ne dell’8 per mille come le pubbliche amministrazioni,
ne del 5 per mille come le ONLUS.
Eppure siamo sicuramente Enti non
lucrativi e spessissimo ci chiedono di aderire a previsioni di legge
pensate per le pubbliche amministrazioni.
Abbiamo a carico dei nostri bilanci
malattie e maternità ed altri istituti che per altre categorie di
lavoratori sono compresi nelle prestazioni previdenziali.
Applichiamo un contratto di lavoro che
non prevede le figure professionali che utilizziamo dando a noi molti
problemi nell’inquadramento dei lavoratori e a loro poche
possibilità di veder riconosciute le loro peculiarità
professionali.
Eppure nelle previsioni del decreto
207/2001 il legislatore prevede un soggetto definito da una natura
giuridica si pubblica, ma diversa e nuova rispetto a quelle allora ed
oggi sperimentate.
Un soggetto con autonomia patrimoniale
e gestionale, in grado di stare aziendalmente nel settore dei servizi
alla persona, che ha affidati direttamente i servizi dal soggetto
pubblico titolare, che applica un CCNL, ma provvisoriamente e solo
perché se ne deve definire uno specifico, che non è certamente una
pubblica amministrazione, ma un’azienda.
Nelle Regioni in cui si è affrontata
la trasformazione delle IPAB si sono certamente ottenuti risparmi e
razionalizzazioni che sono andati, nella maggioranza dei casi, a
rafforzare le capacità sia dei singoli soggetti che del sistema
pubblico.
Si è proceduto a fusioni, dismissioni,
trasformazioni in soggetti privati e consolidamento in soggetti
pubblici solo di quelle Istituzioni che avevano per storia e per
capacità la forza di affrontare il cammino di aziende produttive.
Credo quindi che il secondo obiettivo
che l’associazione si dovrà dare è quello di promuovere il
rilancio del cammino di riordino del settore delle IPAB la dove non è
ancora stato previsto per legge regionale e la dove non è stato
ancora portato a termine il percorso.
Per questo la proposta che dobbiamo
fare è quella della riapertura dei termini dell’esenzione nel
trasferimento dei patrimoni nella operazione di trasformazione da
IPAB.
A questo andrà affiancata una
revisione del decreto 207 che ridefinisca una volta per tutte i
confini giuridici entro i quali le APSP si dovranno muovere
soprattutto dal punto di vista fiscale.
Credo che dovremo assolutamente
proporre di essere parametrati alle ONLUS il che permetterebbe di
superare tutte le questioni che ricordavo prima a meno che il Governo
non abbia finalmente il coraggio, assieme alla Conferenza Stato
Regioni, di produrre una revisione completa del sistema dei servizi,
in particolare quelli che definiscono la risposta alla non
autosufficienza che si concretizzi in una particolare legislazione
dedicata proprio a questi servizi e a tutti quelli definiti “alla
persona”.
Solo una grande operazione di revisione
e razionalizzazione consentirebbe di mettere in campo risorse che le
nostre Aziende ed Istituzioni potrebbero mettere a disposizione dello
sviluppo dei servizi per le comunità in cui operiamo.
E non mi scandalizza se poi si
definiranno trattamenti fiscali diversi a seconda che i nostri
bilanci abbiano o meno conseguenze dirette sui bilanci degli Enti
Locali che ci sorvegliano, ci controllano o ci partecipano, a seconda
cioè che scegliamo di essere azienda nel senso pieno o diversamente
cerchiamo la sicurezza che i nostri bilanci possano contare sulle
risorse economiche della nostra compagine societaria.
In ogni caso per essere aziende
dobbiamo poter operare in modo compiuto nel settore di attività che
ci assegna lo Statuto.
Le regole che definiscono le attività
che gestiamo sono definite non dal mercato, ma da normative che
prevedono standard strutturali, strumentali e funzionali.
Come facciamo ad operare se veniamo
chiamati a più riprese a rispettare il patto di stabilità o se
veniamo inseriti in quelli dei Comuni o degli Enti che ci
sovrintendono?
Penso quindi che con la stessa logica
con cui da queste regole si sono esentati gli enti del Servizio
Sanitario Nazionale, anche le ASP e le IPAB debbano esserne esentate.
In materia di personale ritengo sia
molto difficile che possiamo pensare ad un comparto specifico in
quanto ci sono pendenti richieste di definizione di moltissimi
comparti e la tendenza è quella invece di ridurli, forse oggi è più
percorribile la richiesta di passaggio da un ente di previdenza,
l’INPDAP, ad un altro, l’INPS, visto che oggi sono uno stesso
ente, contrattando un pacchetto previdenziale specifico.
In alternativa penso che l’esperienza
delle Province Autonome, quella cioè di provvedere autonomamente in
forma mutualistica, possa essere valutata e forse percorsa attraverso
la costituzione di un fondo nazionale integrativo.
Il compito che ci aspetta a partire da
oggi non è più quello di fare una lunga lista di lagnanze, ma
quello di palesarci come soggetto attivo per produrre confronto,
analisi e proposta su pochi, ma importanti obiettivi che ci
permettano di portare a casa qualche risultato che serva a tutto il
sistema.
Per fare questo la nostra forza deve
arrivare da ciò che siamo e facciamo nel territorio.
Ma chi sa cosa siamo?
Certo io so cosa rappresentiamo in
Toscana e se faccio qualche ricerca in internet riesco a trovare dati
su qualche altra Regione, ma sempre aggregati, difficilmente
specifici.
Terzo ed importante obiettivo
dell’Associazione ANCORA dovrà quindi essere quello di conoscere
quello che siamo e che facciamo.
Quanti siamo, quanti servizi facciamo,
rivolti a chi, che patrimonio rappresentiamo, a quante persone
assicuriamo un lavoro.
Abbiamo prodotto una scheda di
rilevazione, la trovate in cartellina e sul blog, vi prego di
compilarla, di diffonderla e farcela avere.
La prossima riunione dovrà essere
quella in cui siamo in grado di darci un quadro più completo
possibile della situazione.
E’ talmente importante avere il modo
di rappresentare noi stessi che se non ci riusciamo da soli penso che
dovremo trovare qualcuno che lo faccia per noi.
A partire da questo vi invito a
riflettere anche su quanto patrimonio storico, artistico ed
architettonico abbiamo, semplicemente a partire dai luoghi dove
operiamo.
Sarebbe veramente interessante trovare
il modo di fare un catalogo di questo patrimonio e magari renderlo
disponibile con un museo virtuale in internet.
Gli studi degli economisti e dei
demografi ci dicono che nei prossimi anni patrimoni consistenti di
persone anziane sole cercheranno una destinazione ereditaria.
Le Istituzioni da secoli sono nate e si
sono sostenute con i lasciti ed il fund raising.
Davanti a noi
abbiamo una stagione che riapre queste possibilità, ma solo per chi
riesce a comunicare se stesso e la propria utilità sociale.
Conoscersi ed esporci alla conoscenza
diffusa può essere un’ottima base per incanalare verso i nostri
Enti almeno una parte di queste risorse.
Il quarto obiettivo che penso dovrà
avere ANCORA è, nel breve periodo, quello di porre con forza al
Governo ed alla Conferenza Stato, Regioni la necessità di mettere un
po’ di chiarezza nelle normative che più andiamo avanti e più
mettono confusione nel nostro settore, non ultima la legge di
stabilità 2014 che sembra scritta da persone che non sanno di cosa
stanno parlando.
E’ per questo che ANCORA dovrà
chiedere di essere accreditata sui tavoli di Consultazione e di
concertazione e quindi dovrà affrontare un percorso di
riconoscimento politico e formale assieme.
Sono arrivato in fondo alla mia
relazione.
Molte altre cose affollavano la mia
mente mentre la scrivevo ed anche ora che la sto esponendo alla
vostra paziente attenzione.
Molti temi ho sicuramente trascurato e
molte sfaccettature si possono ulteriormente dare alle tematiche che
vi sto proponendo, ma sicuramente tanti di voi le sapranno esporre
meglio di me.
Oggi però non possiamo uscire da qui
senza avere concretizzato il mandato da dare al Coordinamento
Nazionale e senza essersi presi impegni precisi per la copertura
dell’intero territorio nazionale.
Vi ringrazio di cuore a nome mio e
delle persone che come me hanno creduto in questa avventura
augurandoci di avere successo affinchè la responsabilità pubblica
che ci siamo assunti di fronte alle nostre comunità come
amministratori venga riconosciuta come ricchezza di questo paese e
contribuisca al consolidamento di una forte coesione sociale,
elemento costitutivo di una società forte che crea sviluppo per le
persone.
Grazie e buon lavoro.
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